Il corso in breve

Data di inizio: 01/01/2024

Data di fine: 31/12/2024

Ore formative: 25

N° Crediti ECM: 25

Professioni e discipline: Igienista dentale (tutte le discipline), Medico chirurgo (Chirurgia maxillo-facciale), Odontoiatra (tutte le discipline)

Prezzo: 140 € (IVA inclusa)

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La gestione del paziente affetto da parodontite (*24)

Corso ECM per  Odontoiatra, Medico chirurgo e Igienista Dentale  

Razionale e presentazione del corso

Corso online 2024 per Odontoiatri, Medici chirurghi e Igienisti dentali.

Razionale e obiettivi Formativi

RAZIONALE
Nonostante l’elevato tasso di prevalenza della parodontite, il trattamento delle malattie parodontali è un aspetto spesso trascurato durante le cure odontoiatriche.
Il controllo delle infezioni (carie e parodontite) è la base da cui partire per trattare correttamente i pazienti.
Per intercettare e trattare correttamente la parodontite servono sia delle conoscenze tecniche che una corretta organizzazione del team per pianificare le varie fasi terapeutiche e consentire alla biologia di estrinsecare tutto il suo potenziale di guarigione.

OBIETTIVI FORMATIVI
Attraverso i cinque moduli, il percorso pone il raggiungimento progressivo da parte del partecipante dei seguenti obiettivi formativi:

  • Sviluppare la capacità di intercettare e diagnosticare i pazienti affetti da parodontite.
  • Impostare il piano di trattamento non chirurgico.
  • Eseguire la terapia non chirurgica ponendosi il raggiungimento di precisi obiettivi.
  • Eseguire la seduta di rivalutazione post terapia non chirurgica in maniera critica per inserire il paziente in terapia di supporto o per pianificare la terapia chirurgica correttiva.
  • Pianificare ed eseguire un intervento di chirurgia ossea resettiva.
  • Pianificare ed eseguire un intervento di chirurgia rigenerativa parodontale. 
  • Gestire il post operatorio in modo da minimizzare il discomfort per il paziente ed il rischio di complicanze.

Perché partecipare

Il corso fornirà al professionista gli strumenti per individuare i pazienti affetti da parodontite e per pianificarne la terapia chirurgica e non chirurgica.
Verrà posta attenzione alla descrizione delle tecniche operative per consentire al medico di programmare obiettivi terapeutici raggiungibili e predicibili.
Saranno descritti inoltre i modi e tempi per organizzare le varie fasi della terapia.


La normativa prevede, dal 23 giugno 2014, un massimo di 5 tentativi per il superamento di ogni Quiz. Il mancato superamento di ogni Quiz entro i 5 tentativi utili non Le permetterà di acquisire i crediti previsti per il corso.

Prezzo: € 32,79 (iva esclusa)

Obiettivo formativo N° 18: contenuti tecnico-professionali (conoscenze e competenze) specifici di ciascuna professione, di ciascuna specializzazione e di ciascuna attività ultraspecialistica, ivi incluse le malattie rare e la medicina di genere

Id evento: 6 – 402468

Questionario ECM
Compilazione di un questionario di apprendimento al termine di ogni modulo.

Attestato ECM
L’attestato ECM è downloadabile direttamente on-line alla conclusione del percorso formativo e al superamento del questionario ECM con almeno il 75% delle risposte corrette.

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Docenti

Audagna Martina
Università di Torino, Reparto di Parodontologia CIR Dental school

Ausenda Federico
Università degli sudi di Milano, Dipartimento di scienze chirurgiche e odontoiatriche

Ferrarotti Francesco
Università di Torino, Reparto di Parodontologia CIR Dental school

Guglielmi Davide
Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

Nastri Livia
Professore Associato Malattie odontostomatologiche Unità di Programma di Parodontologia e Implantologia, Università della Campania "Luigi Vanvitelli", Dipartimento Multidisciplinare di Specialità Medico-Chirurgiche e Odontoiatriche, Napoli

Vittorini Orgeas Gianluca
Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

Programma scientifico

MODULO 1
Diagnosi parodontale e classificazione AAP-EFP 2017

Gianluca Vittorini Orgeas, Livia Nastri, Federico Ausenda, Davide Guglielmi, Martina Audagna, Francesco Ferrarotti

MODULO 2
Principi consolidati ed approcci moderni nella terapia parodontale non chirurgica della parodontite
 
Livia Nastri, Federico Ausenda, Davide Guglielmi, Martina Audagna, Gianluca Vittorini Orgeas, Francesco Ferrarotti

MODULO 3
Chirurgia conservativa e ossea resettiva: indicazioni e step operativi
 
Federico Ausenda, Davide Guglielmi, Martina Audagna, Gianluca Vittorini Orgeas, Livia Nastri, Francesco Ferrarotti

MODULO 4
Chirurgia conservativa e rigenerativa dei difetti infraossei

Davide Guglielmi, Martina Audagna, Gianluca Vittorini Orgeas, Livia Nastri, Federico Ausenda, Francesco Ferrarotti

MODULO 5
Terapia parodontale di supporto: dalla disinfezione della ferita post-chirurgica alla terapia di mantenimento
Martina Audagna, Gianluca Vittorini Orgeas, Livia Nastri, Federico Ausenda, Davide Guglielmi, Francesco Ferrarotti

Abstract contenuti

MODULO 1
Diagnosi parodontale e classificazione AAP-EFP 2017

Diagnosi parodontale
Alla luce di una recente indagine demoscopica eseguita per conto della Società Italiana di Parodontologia ed Implantologia (SIdP), appare irrinunciabile la necessità di consolidare l’inserimento della diagnosi parodontale, come componente routinaria, nella visita odontoiatrica.
Il relativo processo diagnostico si basa su informazioni ricavate da anamnesi medica ed odontoiatrica, esami clinici, radiografici e di laboratorio. Le finalità di tale procedura sono: valutare la presenza delle malattie parodontali, dei relativi fattori di rischio, e quantificare severità ed estensione dei danni tessutali indotti.
In parodontologia il percorso diagnostico è indicato dal termine valutazione parodontale; e si compone di 3 momenti: esame clinico, esami radiografici e test diagnostici di laboratorio; a sua volta l’esame clinico prevede la raccolta dell’anamnesi e l’esame obiettivo con compilazione di un’apposita cartella parodontale. In particolare nel corso della visita vengono raccolti tre tipi di anamnesi: personale fisiologica e familiare, medica generale, odontoiatrica e parodontale, mentre l’esecuzione dell’esame obiettivo prevede il completamento di: esame ispettivo intraorale, sondaggio parodontale, indici parodontali, valutazione fenotipo parodontale, mobilità dentale, migrazioni ed analisi occlusale. Nello specifico Il sondaggio parodontale è una manovra clinica essenziale nel percorso diagnostico delle malattie parodontali permettendo la misurazione della distruzione tissutale e la diagnosi differenziale tra gengivite e parodontite, attraverso la raccolta di parametri biometrici parodontali.
La valutazione parodontale prevede dopo l’esame obiettivo, l’esecuzione degli esami radiografici; le tipologie utilizzate sono 3: radiografie endorali, ortopantomografia, e tomografia computerizzata. La metodica elettiva è la radiografia endorale che in pazienti con sospetta parodontite con sondaggi patologici e perdita di attacco clinico in siti dentali multipli si traduce nell’esecuzione di un esame radiografico sistematico endorale (full rx endorale completo).
Gli esami di laboratorio concludono l’esecuzione della valutazione parodontale.
Si dividono in generici e specifici: i primi valutano le condizioni sistemiche del paziente sulla base di indicazioni anamnestiche; i secondi, considerati aggiuntivi e non fondamentali per formulare la diagnosi, si distinguono in: microbiologici, genetici, immunitari e biochimici.

Classificazione delle malattie parodontali
Nel World Workshop congiunto dell’American Academy of Periodontology e della European Federation of Periodontology del 2017, è stata introdotta una nuova classificazione che ha aggiornato quella preesistente del 1999, adeguandola all’ evoluzione dell’evidenza scientifica e superandone alcune criticità irrisolte. Tra le principali novità si evidenziano: l’introduzione delle malattie peri-implantari, la chiara definizione di stato di salute gengivale a livello istologico e clinico, la distinzione della gengivite in due sole categorie in base al rapporto con il biofilm batterico, l’abolizione della distinzione tra parodontite cronica ed aggressiva e l’adozione di un modello di differenziazione della patologia in stadi e gradi, la sostituzione dei termini trauma occlusale ed ampiezza biologica rispettivamente con quelli di forza occlusale traumatica e tessuto d’attacco sopracrestale, una nuova classificazione delle recessioni gengivali.
In questa sezione del modulo vengono analizzati nel dettaglio le proposte della classificazione relativamente a gengiviti e parodontiti legate alla presenza di biofilm batterico, dalla definizione di stato di salute gengivale e di caso clinico di gengivite, allo staging e grading della parodontite.

MODULO 2
Principi consolidati ed approcci moderni nella terapia parodontale non chirurgica della parodontite

La terapia parodontale non chirurgica è il trattamento che mira alla rimozione dei fattori eziologici e di rischio della parodontite, con l’obiettivo di prevenire ulteriori danni al parodonto e di migliorare le condizioni cliniche del paziente affetto da parodontite. Essa si compone di diversi fasi, che comprendono il controllo della placca batterica domiciliare, la rimozione della placca batterica e dei suoi fattori ritentivi in sede sopragengivale e sottogengivale.
Scopo di questa revisione narrativa è illustrare, alla luce delle attuali linee guida per il trattamento della parodontite, gli step indispensabili per ottenere la conservazione o il ripristino di condizioni di salute parodontale. Il controllo domiciliare di placca da parte del paziente è uno degli aspetti fondamentali della terapia parodontale e ne condiziona fortemente il successo a breve e lungo termine. Esistono diverse modalità per conquistare la collaborazione del paziente e la sua attiva partecipazione alla terapia, la cosiddetta “adherence”. Questo processo va accompagnato con istruzioni di igiene orale personalizzate, efficaci e realizzabili.
Vengono illustrate le caratteristiche principali degli strumenti per l’igiene orale domiciliare (spazzolini manuali o elettrici, filo interdentale o scovolino etc) e le loro indicazioni per orientarsi nella scelta da suggerire al paziente. Per la rimozione della placca sopra e sottogengivale vengono illustrati i principi secondo un moderno orientamento di mini-invasività. Gli strumenti manuali, meccanici o con getti di micropolveri, hanno caratteristiche precise che vengono illustrate per favorire la comprensione dei vantaggi e degli svantaggi o i limiti di ciascuno di essi. Storicamente l’impiego delle curette era associato alla rimozione di estese quote di cemento radicolare, che si riteneva colonizzato da batteri e da tossine.
L’orientamento attuale prevede la rimozione della placca e del tartaro (perché ritentivo di placca), senza asportazione intenzionale del cemento radicolare. Gli strumenti, alla luce di obiettivi diversi, assumono altre funzioni, con terapie spesso integrate tra i diversi strumenti per ottimizzare i vantaggi di ciascuno di essi. Gli strumenti meccanici sono mezzi efficienti per la rimozione del tartaro sopragengivale e possono essere impiegati, con le giuste precauzioni di impiego, anche in sede sottogengivale dove risultano efficaci, soprattutto in aree di difficile accesso. Vengono illustrate le terapie aggiuntive che, in accordo con la letteratura, producono un effettivo vantaggio rispetto alla sola terapia parodontale non chirurgica, consigliando le condizioni e le tempistiche più opportune.
Vengono inoltre illustrati gli obiettivi della terapia parodontale non chirurgica, quali la riduzione della placca batterica, dell’infiammazione e la riduzione della profondità di sondaggio necessaria per ottenere la stabilità della salute parodontale. Gli obiettivi della terapia includono inoltre un miglioramento della qualità di vita percepita dal paziente, che a breve dall’esecuzione mostra un minor discomfort e una migliore funzione masticatoria.
Vengono infine chiariti i limiti della terapia parodontale non chirurgica che, pur ottenendo da sola sostanziali miglioramenti delle condizioni cliniche del paziente, si deve integrare in un programma più ampio di terapia parodontale, eventualmente anche chirurgica, ed è sempre seguita da terapia parodontale di sostegno che mira al mantenimento a lungo termine.

MODULO 3
Chirurgia conservativa e ossea resettiva: indicazioni e step operativi

L’obiettivo della presente revisione narrativa è quello di illustrare le indicazioni e i passaggi operativi delle moderne tecniche chirurgiche parodontali di tipo non rigenerativo con particolare riferimento alla chirurgia ossea resettiva. Gli autori hanno operato una selezione della letteratura scientifica disponibile a partire dagli articoli classici per arrivare ai più moderni orientamenti, allo scopo di fornire le basi scientifiche e guidare il clinico nella scelta del corretto approccio chirurgico.
Le linee guida di pratica clinica (livello S3) per il trattamento della parodontite di stadio I - III, della Federazione Europea di Parodontologia (EFP) pubblicate nel 2020 suggeriscono un’indicazione alla chirurgia ossea resettiva nei casi con tasche residue profonde (PD ≥ 6 mm) in pazienti con parodontiti di Stadio III dopo un’adeguata fase di terapia causale, tenendo sempre presente il potenziale aumento delle recessioni gengivali dopo questo tipo di intervento.
La chirurgia ossea resettiva infatti modifica il supporto osseo alterato dalla malattia parodontale attraverso il rimodellamento del processo alveolare senza la rimozione di osso di supporto oppure attraverso la rimozione di una parte di osso alveolare. Lo scopo di questa tecnica chirurgica è quello di ottenere una profondità di sondaggio minima e una architettura ossea e gengivale di tipo positivo, che consentano il mantenimento di una corretta igiene orale da parte del paziente.
La presente revisione illustra i passaggi operativi della tecnica, a partire da un’attenta valutazione pre-chirurgica che prenda in considerazione quantità e qualità del tessuto cheratinizzato, profondità di sondaggio e anatomia. A questo punto si eseguono l’incisione e lo scollamento del lembo, attraverso procedure di osteoplastica e ostectomia si rimodella il profilo dei tessuti duri per ottenere un’architettura ossea di tipo positivo in posizione più apicale rispetto a quella di partenza. Infine, i tessuti vengono riposizionati apicalmente o in cresta.
Una modifica alla tecnica di chirurgia ossea resettiva tradizionale è quella cosiddetta con ritenzione delle fibre. Questa tecnica costituisce un approccio più conservativo ed è in grado di ridurre la recessione post chirurgica e il discomfort per il paziente. Si basa sulla nozione che le fibre connettivali sopracrestali inserite nel cemento radicolare sono sempre presenti (anche in un parodonto malato) mediamente per circa 1-2 mm coronalmente alla base del difetto. Per questo motivo, attraverso questo approccio, il fondo del difetto non è più costituito da tessuto mineralizzato ma è spostato più coronalmente a livello dell’attacco del tessuto connettivo. Lo spostamento verso coronale della porzione più apicale del difetto permette una resezione ossea più conservativa.
In conclusione, la chirurgia ossea resettiva è una modalità chirurgica molto efficace per eliminare le tasche parodontali. Oggi viene utilizzata principalmente per trattare difetti infraossei poco profondi in aree non estetiche e in casi perio-protesici (come per l’allungamento di corona clinica). La conoscenza del razionale e delle procedure di questa tecnica chirurgica sono alla base di ogni chirurgia parodontale.

MODULO 4
Chirurgia conservativa e rigenerativa dei difetti infraossei

Il World Workshop del 2017 ha redatto una classificazione della parodontite che incorpora fasi e gradi della malattia che mira a relazionarsi con differenti approcci di prevenzione e di trattamento.
La parodontite è caratterizzata dalla progressiva distruzione dell'apparato di supporto del dente. Le caratteristiche patognomoniche includono la perdita del supporto del tessuto parodontale che si manifesta attraverso la perdita di attacco clinico, la perdita di osso alveolare (valutazione meramente radiografica), la presenza di tasche parodontali e il sanguinamento gengivale. Questa patologia, se non trattata, può portare alla perdita dei denti, sebbene l’infausto evento possa essere prevenibile e/o evitabile nella maggior parte dei casi.
L'obiettivo dell'attuale revisione narrativa è quello di riportare le linee guida di pratica clinica (livello S3) per il trattamento della parodontite di stadio I – II – III, emerse durante il Workshop della European Federation of Periodontology (EFP) nel 2020.
La terapia della parodontite di stadio III deve iniziare solo in seguito al raggiungimento degli obiettivi della prima e seconda fase della terapia.
La terza fase della terapia è, quindi, finalizzata a trattare quei siti che non rispondono adeguatamente alla seconda fase.
Lo scopo principale della terza fase è quella di ottenere l’accesso ai siti delle tasche residue profonde e poterne valutare la rigenerazione (ove possibile e necessaria).
A seguito di una corretta terapia parodontale di fase uno e due, in presenza di tasche residue profonde (PPD ≥ 6 mm) in pazienti con parodontite di stadio III, le linee guida suggeriscono di approcciare al difetto con una terapia parodontale chirurgica.
Nella maggior parte degli studi, la terapia chirurgica rigenerativa e conservativa ha portato a risultati clinici migliori (maggior guadagno di attacco clinico) rispetto alla chirurgia resettiva.
Gli obiettivi della rigenerazione parodontale sono:

  • massimo guadagno di attacco clinico e ricostruzione ossea del difetto;
  • una diminuzione della profondità della tasca;
  • minima recessione gengivale.

I denti con tasche profonde associate a difetti infraossei sono considerati da sempre una sfida clinica per l’odontoiatra.
Tuttavia la chirurgia parodontale rigenerativa va oltre lo scopo e la competenza dei normali insegnamenti nel Corso di Laurea Magistrale in Odontoiatria.
I corsi di laurea odontoiatrici includono conoscenza e familiarità con queste tecniche chirurgiche, ma non sono progettati per fornire la competenza per condurre tale trattamento.
Pertanto, risulta essere fondamentale la profonda conoscenza dei meccanismi biologici di base coinvolti nella riparazione e rigenerazione delle ferite parodontali.
Questi devono comprendere l’analisi del processo di guarigione sia da un punto di vista macroscopico che microscopico.
Solo in seguito, gli odontoiatri specialisti, devono essere in grado di selezionare uno o più specifici biomateriali da utilizzare per la rigenerazione dei difetti intraossei sulla base di prove sia cliniche che scientifiche.
Sarà quindi necessario scegliere un determinato approccio chirurgico rigenerativo per trattare un difetto basandosi su considerazioni anatomiche, cliniche e relative alle necessità del paziente.
L’analisi delle considerazioni cliniche dell’anatomia del difetto relative sia alla larghezza dello spazio interdentale sia alla posizione e morfologia del difetto intraosseo, porteranno il clinico a decidere di:

  • ridurre al minimo l'estensione del lembo;
  • sollevare un lembo singolo (vestibolare o linguale/palatale) piuttosto che la necessità di elevare completamente la papilla interdentale.

L'adozione di una strategia clinica, per l’ottimale utilizzo (o meno) di biomateriali e, l'approccio chirurgico, potrebbero aumentare l'efficacia della rigenerazione parodontale e fornire risultati clinici migliori.

MODULO 5
Terapia parodontale di supporto: dalla disinfezione della ferita post-chirurgica alla terapia di mantenimento
La gestione della ferita dopo un intervento di chirurgia parodontale deve seguire un timing e procedure precise, al fine di permettere una corretta guarigione dei tessuti duri e molli. Ad ogni appuntamento di controllo post chirurgico è compito del clinico eseguire un polishing dell’area trattata per ridurre al minimo l’insulto infiammatorio là dove il paziente non può ancora effettuare le consuete manovre di igiene orale domiciliare. È inoltre fondamentale fornire al paziente le indicazioni post operatorie opportune in base al tipo di intervento eseguito ed alla maturazione della ferita. Solitamente dopo una chirurgia ossea resettiva le suture vengono tolte a sette giorni, e già dalla settimana successiva il paziente riprende gradualmente le procedure domiciliari. Dopo una chirurgia ossea rigenerativa, invece, bisogna prestare particolare attenzione alla completa chiusura della ferita chirurgica prima di istruire nuovamente il paziente alle manovre domiciliari, che riprenderà in modo molto più graduale e delicato.
Al termine della terapia attiva, che sia chirurgica o non chirurgica, il paziente viene sottoposto dal parodontologo ad una nuova rivalutazione per stabilire i nuovi parametri di baseline a cui si farà riferimento durante la terapia parodontale di supporto. Obiettivo principale di quest’ultima è prevenire le recidive di malattia parodontale in pazienti precedentemente sottoposti a terapia attiva, in modo da mantenere bassa la carica batterica e la conseguente infiammazione, ed evitare così la progressione della patologia e l’eventuale perdita degli elementi dentari. Molti studi hanno dimostrato che un sistema di richiami di igiene e di terapia di supporto personalizzato permettono di evitare nel lungo periodo la perdita dentale in pazienti parodontali. Esistono diversi sistemi per stabilire un profilo di rischio di progressione della malattia in modo individualizzato per ogni paziente, per determinare frequenza e modalità della terapia di supporto necessaria a mantenere stabili i livelli di attacco ottenuti durante la terapia attiva. Con questi metodi il clinico può facilmente identificare i pazienti che hanno una peggior prognosi parodontale e può così attuare strategie terapeutiche personalizzate per controllare i fattori di rischio individuali.
Gli strumenti utilizzati durante la terapia di supporto sono gli stessi usati durante le fasi di diagnosi, motivazione all’igiene domiciliare, e terapia non chirurgica. È importante scegliere in questo frangente strumenti poco invasivi, che consentano di non danneggiare nel ripetersi delle sedute la sostanza dentale detersa. La seduta operativa vera e propria prevede più fasi che hanno lo scopo di controllare lo stato di salute parodontale e rimotivare il paziente là dove sia in difficoltà nelle manovre di igiene domiciliari, eliminare i residui di tartaro e placca sopra e sottogengivali presenti, trattare con prodotti specifici l’ipersensibilità dentinale e diagnosticare eventuali patologie insorte tra gli intervalli di richiamo (carie, malattie dei tessuti molli, recidive parodontali), anche attraverso l’uso di indagini radiologiche. Sistemi coadiuvanti quali laser, terapia fotodinamica e agenti antimicrobici topici non hanno dimostrano in letteratura alcun beneficio aggiuntivo rispetto alla sola terapia meccanica nella seduta di terapia di mantenimento.
In conclusione, la terapia di supporto deve essere parte integrante non solo della terapia parodontale, ma della terapia odontoiatrica del paziente. È infatti fondamentale che il paziente sia messo al corrente dei rischi, ma soprattutto dei benefici che una regolarità nella frequenza dei richiami può dare, anche dal punto di vista sistemico per via delle numerosissime correlazioni tra la salute orale e la salute generale.

Responsabile scientifico

Giovanni Lorenzo Lodi
Professore associato presso l’Università degli Studi di Milano

Destinatari

Professioni e discipline: Igienista dentale (tutte le discipline), Medico chirurgo (Chirurgia maxillo-facciale), Odontoiatra (tutte le discipline)

Durata del corso

Il tempo necessario per completare il percorso formativo è di 25 ore. Il corso sarà attivo dal 01/01/2024 al 31/12/2024.

Crediti formativi

Il superamento del test finale consentirà di ottenere 25 crediti formativi.

Provider

Il corso è realizzato da Imagine S.r.l..
Imagine S.r.l. si assume la responsabilità per i contenuti, la qualità e la correttezza etica di questa attività ECM.